“Il settore delle commodity gioca un ruolo strategico”

Negli scorsi giorni alcune decine di migliaia di container sono rimaste bloccate nei porti cinesi. Com’è ora la situazione e questi problemi, vedi anche il blocco del canale di Suez, rischiano di moltiplicarsi con il tempo?

È in corso una ripresa brusca, un forte rimbalzo dopo la paralisi dovuta al covid. Di colpo tutti vogliono navi, tutte nelle stesse posizioni nei porti di caricazione. Ad un certo punto la situazione si stabilizzerà. Per usare l’immagine di un amico broker navale “è un po’ come cercare un taxi in una metropoli quando arriva un’acquazzone”. Interessante rilevare come il riferimento al blocco del canale di Suez porti ad una riflessione sul gigantismo navale nel settore container. Una tendenza che non accenna a rallentare e che rischia di portare anche a lungo termine problemi come quello occorso nel canale di Suez, ovvero navi con paratie e pile di container (superficie esposta a “effetto vela”) sempre più alte che transitano in un’infrastruttura ancora non adeguata con il rischio di creare colli di bottiglia. Quindi perché non si verifichino questi colli di bottiglia occorrerebbe che le infrastrutture investissero per adeguarsi e stare al passo col gigantismo navale.

Quali sono i maggiori problemi con cui si confronta il settore navale in questo momento?

In questo momento, oltre alla gestione della ripresa economica repentina, direi che il maggior focus degli armatori è la compliance con le regole IMO sulla decarbonizzazione. Regole che saranno effettive dal 2023 e le cui modalità applicative sono ancora in via di definizione. In questo contesto di maggiore sostenibilità recentemente si osserva un numero considerevole di ordini di navi LNG fueled nel segmento delle ore carriers (180-220k dwt)

Qual è l’importanza del settore del commercio di materie prime nella filiera produttiva internazionale?

Sin dalla creazione della Lugano Commodity Trading Association (LCTA) nel 2010, sostengo che i commercianti di materie prime – alla pari delle banche – svolgono un ruolo sistemico fondamentale per il funzionamento dell’economia mondiale. Constato con soddisfazione che l’attuale aumento dei prezzi delle materie prime stia riportando alla ribalta questo ruolo chiave dei cosiddetti commodity traders. Quindi, un ruolo importante non solo in termini di posti di lavoro qualificati (attorno ai 1’500 in Ticino) e di gettito fiscale (maggiore di 70 milioni nel nostro Cantone), ma anche in termini di perno dell’economia globale.

Quali sono le ripercussioni che possono avere sul consumatore finale questi ritardi?

Inevitabilmente per il consumatore ciò porta ad un aumento dei prezzi e a ritardi di fornitura. Sarà importante capire fino a quando e se a breve ci raggiungerà un equilibrio tra domanda e offerta. Tutto ciò perché i ritardi e gli intasamenti nella logistica e nel trasporto si sommano alla domanda repentina di materie prime soprattutto in Cina e negli Stati Uniti a fronte di un’offerta mondiale limitata a causa di un 2020 condizionato dal coronavirus e quindi da un’attività mineraria rallentata e da stoccaggi ridotti.

Che influsso ha questa situazione sul settore del trading internazionale di materie prime? 

Il contesto summenzionato ha portato ad un aumento generalizzato nei prezzi delle materie prime e dei prodotti semilavorati: dai prodotti agricoli, all’energia passando per i metalli industriali. Questa situazione è facilmente spiegabile con una legge essenziale di mercato, ovvero lo squilibrio tra domanda e offerta, come non si vedeva da anni nelle commodities, al punto che molti esperti cominciano a ipotizzare che ci troviamo di fronte ad un cosiddetto “superciclo”.

E quali sono gli effetti sulla piazza di trading ticinese, che, come ricordiamo, occupa un migliaio di persone in questo settore?

A breve termine se pensiamo unicamente ai commercianti di materie prime, rispetto all’inizio della crisi covid, il contesto si è completamente capovolto. Da una situazione in cui i prezzi erano scesi a livelli economicamente insostenibili – addirittura prezzi negativi del petrolio – ci troviamo ora in una situazione di prezzi elevati e domanda crescente. Ciò è positivo per chi lavora nel nostro settore in termini di crescita, di nuove opportunità e di diversificazione del business. Quindi, anche ottime notizie in termini di nuovi posti di lavoro qualificati.

A medio-lungo termine dovremo capire se e dove la domanda reale si assesterà e quanto l’offerta sarà in grado di reagire per coprire il fabbisogno del mercato. Importante sottolineare che nel medio-lungo termine possiamo immaginare che rimarranno tutte le misure di stimolo ed investimento che gli Stati stanno mettendo in atto, in combinazione con tassi d’interesse bassi e con l’onda di investimenti legati alla sostenibilità. Se la combinazione di questi elementi prevarrà, non è escluso che assisteremo ad un “superciclo” delle materie prime.

Lei è attivo nel commercio del gas. Come sta evolvendo questo mercato, e qual è il ruolo del Ticino in questo settore?

Dai minimi dello scorso anno anche il prezzo del gas è decisamente cresciuto. Senza entrare in dettagli troppo tecnici, anche in questo caso i motivi dell’aumento del prezzo sono molteplici e sicuramente riconducibili alla rapida ripresa post-covid. Inoltre, va sottolineato il fatto che questo vettore energetico è il più sostenibile tra i carburanti fossili e per tutti gli operatori nel settore dell’energia – soprattutto per i grandi consumatori – sta diventando una materia prima chiave nell’ottica della riduzione rapida e di transizione delle emissioni di CO2. Alcuni operatori importanti nel settore del gas naturale europeo e mondiale sono nati e cresciuti proprio in Ticino. Detto in altre parole anche il nostro piccolo Cantone svolge un ruolo rilevante nel commercio europeo e mondiale di gas naturale.

Intervista apparsa sul Corriere del Ticino, 1.7.2021

Telelavorare da Maggia? Che sogno!

La pandemia iniziata nel marzo 2020 ha obbligato una buona parte di noi a lavorare da casa: sto parlando soprattutto delle professioni del settore terziario che si sono ritrovate forzatamente a svolgere le proprie attività lavorative dal proprio domicilio.

Durante l’isolamento pandemico, termini quali Zoom, Teams, Skype, videocall, ecc. sono stati sdoganati nel linguaggio di tutti i giorni e, oggi, molti continuano ad usare regolarmente questi strumenti informatici di comunicazione. 

Chi pensava che non fosse possibile lavorare da casa, è stato smentito. Ma oggi cosa è rimasto del cosiddetto telelavoro?

In realtà già da qualche anno questa modalità di lavoro era in forte crescita. Secondo l’ufficio cantonale di statistica dal 2004 al 2015 il numero di telelavoratori era più che raddoppiato in Ticino raggiungendo le 24’000 unità. Nel 2015 il numero di telelavoratori rappresentava il 61% dei professionisti che operava dal proprio domicilio, ovvero 15% di tutti i residenti occupati in Ticino. Non abbiamo a disposizione cifre statistiche più aggiornate, ma è facilmente intuibile che dopo la pandemia questa tendenza a lavorare da casa è ulteriormente cresciuta portando con sé delle conseguenze sul mondo del lavoro, sull’organizzazione della nostra società e sulla pianificazione urbanistica, infrastrutturale e dei servizi dei nostri Comuni.

Il lavoro da casa per determinate professioni è un modello di lavoro che già da tempo è stato implementato da alcune grandi aziende e dall’amministrazione federale. Regole chiare, responsabilità e flessibilità sono alla base di questa modalità, che forzatamente non possono essere applicate allo stesso modo per tutte le professioni. Occorre naturalmente ragionare in maniera più ampia includendo la necessità di ripensare gli spazi negli uffici delle aziende, la politica dei parcheggi aziendali, le modalità di trasporto dei propri dipendenti, la sicurezza delle comunicazione digitale, la verifica dello svolgimento del lavoro e la formazione continua dei collaboratori.

Grazie al telelavoro è stata riscoperta l’importanza di spazi abitativi ampi, del giardino privato, degli spazi pubblici e soprattutto del nostro stupendo paesaggio. Si tratta quindi di una grande opportunità per le zone periferiche che, da una parte garantiscono una grande qualità di vita, mentre dall’altra devono investire in nuovi servizi e nel rafforzamento di quanto già è offerto sul territorio. Per esempio, per garantirsi un maggior numero di nuove famiglie che decidono di stabilirsi nel Comune di Maggia è fondamentale garantire delle condizioni quadro per il telelavoro da casa. Quindi, è importante garantire la connessione a banda larga, offrire uno standard abitativo migliore rispetto agli spazi urbani (più spazio, più verde, ecc.), offrire tutti i servizi di base necessari per un professionista (negozi, medici, ristorazione, ecc.) e pensare anche a spazi per il co-working (uffici condivisi) nonché a spazi per l’insediamento di nuove aziende digitali orientate sul telelavoro. Tutto ciò ha però un prezzo e significa attuare investimenti pubblici, ma anche attirare investitori privati. Un pizzico di marketing territoriale inoltre potrebbe sicuramente aiutare.

Prima di concludere è importante mostrare anche l’altro lato della medaglia del telelavoro: perdita di alcune relazioni professionali interpersonali, limitazione dello spirito di squadra all’interno di un’azienda, rischio di esternalizzazione di certe professionalità (anche verso l’estero) perdendo competenze all’interno dell’azienda, ecc.

Telelavorare dalla valle è un fatto per alcuni, un’opportunità per le zone periferiche e per molte persone è un sogno ad occhi aperti che potrebbe diventare realtà. 

Articolo apparso su A tu per tu, rivista del Comune di Maggia, nell’aprile 2023

Il futuro delle imposte di circolazione

Motivazione riguardo l’interesse pubblico e l’urgenza [cfr. art. 97 cpv. 1 ultima frase LGC] 

Il Consiglio di Stato ha ritirato il proprio Messaggio n. 8210 “Modifica della Legge sulle imposte e tasse di circolazione dei veicoli a motore del 9 febbraio 1977”, nonostante la Commissione gestione e finanze abbia presentato un suo rapporto e nonostante fosse ancora possibile presentare altri rapporti. 

Il testo di legge presente nel rapporto della Commissione gestione e finanze potrebbe essere sottoposto al Gran Consiglio con procedura d’urgenza secondo l’art. 145 LGC. 

Inoltre, è possibile che siano presentate iniziative legislative che si applichino al 2023 – se del caso con una clausola di retroattività. 

È quindi senz’altro di interesse pubblico, ed urgente, che il Consiglio di Stato comunichi al Gran Consiglio le conseguenze del ritiro del Messaggio n. 8210, con particolare riferimento al rispetto della volontà popolare espressa lo scorso 30 ottobre 2022. 

Testo dell’interpellanza 

  1. Il Consiglio di Stato, anche in assenza di una modifica legislativa da parte del Gran Consiglio, potrebbe fissare le imposte di circolazione dei veicoli omologati con il ciclo di omologazione WPTL usando la formula CHF 120 + (X-118)^1.4, dato che durante la campagna di avvicinamento al voto tutte le parti hanno espresso contrarietà all’ipotesi di applicare a questi veicoli la CHF 120 + (X-95)^1.4, concepita per il ciclo di omologazione NECD? 
  2. Se sì alla domanda n. 1, intende farlo? 
  3. Se no alla domanda n. 2, perché non intende farlo? 
  4. Applicando ai veicoli con il ciclo di omologazione WPTL la formula CHF 120 + (X-95)^1.4, quanti veicoli pagherebbero nel 2023 più di quanto hanno pagato nel 2022? Quale sarebbe la mediana degli aumenti nel 2023 rispetto al 2022? (mediana calcolata solo sui veicoli per i quali si verifica un aumento) 
  5. Applicando ai veicoli con il ciclo di omologazione WPTL la formula CHF 120 + (X-95)^1.4, quanti veicoli pagherebbero nel 2023 meno di quanto hanno pagato nel 2022? Quale sarebbe la mediana delle diminuzioni nel 2023 rispetto al 2022? (mediana calcolata solo sui veicoli per i quali si verifica un aumento) 
  6. Applicando ai veicoli con il ciclo di omologazione WPTL la formula CHF 120 + (X-95)^1.4, quale sarebbe la mediana della differenza d’imposta rispetto all’applicazione della formula CHF 120 + (X-118)^1.4? (mediana calcolata solo sui veicoli per i quali si verifica una differenza, cioè per i veicoli con emissioni superiori a 95 g CO2/km) 
  7. Come valuta il Consiglio di Stato, dal profilo della parità di trattamento, la solidità giuridica di un’applicazione della formula CHF 120 + (X-95)^1.4 ad automobili con cicli di omologazione diversi? Questa situazione potrebbe generare eventuali ricorsi/reclami, secondo quale procedura e con quali costi per eventuali ricorrenti? 
  8. L’art. 1a della legge approvata dal popolo lo scorso 30 ottobre 2022 stabilisce che il gettito dell’imposta di circolazione, in linea di principio, non può eccedere i costi della costruzione e della manutenzione delle strade, dedotte le spese di funzionamento.
    A quanto ammontano, secondo il Preventivo 2023, i costi della costruzione e della manutenzione delle strade, dedotte le spese di funzionamento? (si chiede di indicare le poste di preventivo che compongono il calcolo) 
  9. A quanto ammonterebbe il gettito dell’imposta di circolazione (tutti i veicoli, non solo le automobili fino a 3’500 kg) applicando la formula CHF 120 + (X-95)^1.4 per tutte le automobili fino a 3’500 kg (esclusi i veicoli in moratoria)? 
  10. A quanto ammonterebbe il gettito dell’imposta di circolazione (tutti i veicoli, non solo le automobili fino a 3’500 kg) applicando la formula CHF 120 + (X-95)^1.4 alle automobili con ciclo NECD e applicando la formula CHF 120 + (X-118)^1.4 alle automobili con ciclo WPTL? 
  11. Il Consiglio di Stato come intende applicare l’ art.11 cpv. 2 della legge approvata dal popolo lo scorso 30 ottobre? In particolare, può confermare che i veicoli immatricolati prima del 2009 pagheranno nel 2023 lo stesso importo pagato nel 2022? 

Interpellanza presentata da Marco Passalia e Fiorenzo Dadò per il Gruppo il Centro (già PPD+GG) Data: 2 dicembre 2022 

Per una vera promozione dell’energia solare in Ticino: una giusta remunerazione della corrente per i privati che installano un impianto fotovoltaico sul tetto della propria casa

L’energia elettrica prodotta grazie al sole è oggigiorno sempre più importante per affrontare gli effetti dell’utilizzo di energie fossili sul Clima e potrebbe essere un elemento essenziale nel raggiungimento degli obiettivi della strategia Energetica 2050 in Svizzera. Sfruttando meglio e in modo sistematico il grande potenziale offerto da questa preziosa fonte energetica anche in Ticino sarebbe possibile dare un contributo importante per aumentare l’indipendenza energetica dall’Estero, oltre che compensare la corrente attualmente prodotta dalle centrali nucleari e quelle molto inquinanti a carbone all’estero. 

Per ottenere questi risultati avremmo tuttavia bisogno di una potenza installata di fotovoltaico pari a circa 50 gigawatt. Si tratterebbe in pratica di moltiplicare per 20 la potenza attuale, come ben spiega a pag. 101 lo studio intitolato Il fotovoltaico: una risorsa a portata di tutti![1], nonché lo studio Più spazio al sole in Ticino promosso dal Consigliere nazionale Rocco Cattaneo allo scopo di potenziare la produzione di energia rinnovabile tramite il fotovoltaico nel nostro Cantone. 

La situazione in Ticino 

In Ticino oggi la situazione non è particolarmente favorevole per i piccoli proprietari che intendono installare un impianto fotovoltaico. L’investimento è eccessivo o comunque poco invogliante, tant’è che si sta sviluppando la tendenza ad affittare i propri tetti, in particolare se si dispone di superficie grandi (stalle, edifici industriali). 

In concreto, per una casa monofamiliare si istalla generalmente un impianto tra i 5 e i 10 kW di potenza. Per semplicità consideriamo un impianto di 7 kW/p, il cui costo a carico del proprietario è di circa 16’000 franchi (si tratta di un valore medio, ma i prezzi possono variare in maniera importante da un istallatore all’altro, così come a seconda del tipo di pannello scelto). 

Da questo importo sono già stati dedotti gli aiuti pubblici. A livello federale, gli incentivi comprendono una quota di base pari a 700 franchi e una quota che varia a seconda della potenza dell’impianto installato. A questi va aggiunta una deduzione di circa 380 franchi per kW, che su un impianto medio di 7 kW/p è pari a circa 2’660 franchi. Considerando che i contributi cantonali sono attualmente un terzo di quelli federali, arriviamo ad un totale complessivo di 4’480 franchi. 

Questo significa che il prezzo di mercato di un tale impianto si aggira attorno ai 20’480 franchi. 

Quanta energia produce il privato e quanta ne utilizza? Che fine fa l’energia prodotta in surplus? 

Ogni giorno c’è uno scambio continuo di energia in uscita (ceduta alla rete pubblica perché non consumata) ed in entrata (acquistata dalla rete pubblica a seguito di una produzione insufficiente).
Generalmente l’autoconsumo si aggira attorno al 30% del fabbisogno dell’abitazione, ma spesso è molto meno. I proprietari dell’impianto fotovoltaico possono migliorare leggermente la percentuale cambiando le loro abitudini, ma le variazioni non sono tali da modificare in maniera sostanziale l’autoconsumo anche perché, quando la produzione è elevata (estate) i consumi di elettricità sono minimi. Una delle soluzioni possibili per migliorare l’autoconsumo è quella di istallare una batteria di accumulazione, ma attualmente i loro costi e la loro resa, non sono competitivi. Inoltre, una simile soluzione allungherebbe di molto i tempi di ammortamento dell’impianto. 

La produzione annua con un “molto buona” o “ottima” esposizione della superficie (che si può calcolare grazie alla mappatura cantonale delle abitazioni private: www.oasi.ti.ch) si aggira attorno ai 9’000 kWh. Se calcoliamo un autoconsumo del 30%, sull’arco dell’intero anno abbiamo che 2’700 kWh sono auto consumati, mentre 6’300 sono ceduti alla rete pubblica al costo di 22 centesimi, per un totale di circa 1’380 franchi. 

Costi e benefici 

Dall’esempio precedente vediamo che ogni anno si risparmiano circa 600 franchi (2’700 x 0,22), quindi 9’000 franchi in 15 anni, periodo da considerare ideale per l’ammortamento dell’impianto. Si segnala inoltre che tra il decimo e il quindicesimo anno è necessario cambiare l’inverter il cui costo è di circa 2’000 franchi. L’energia immessa in rete invece è di circa 6’300 kWh (naturalmente dipende dal soleggiamento) che permette di riceve annualmente dalle aziende elettriche circa 315 franchi (6’300 x 0,05), quindi 4’725 franchi in 15 anni (che può tuttavia variare un poco di anno in anno). 

La resa reale è quindi di 915 franchi all’anno, ossia di 13’725 franchi in 15 anni, che con la probabile necessità di rinnovo dell’inverter si riduce a 11’725.-. 

In generale, come si evince, l’investimento per un impianto fotovoltaico sui tetti delle case private per la produzione di energia rinnovabile e pulita, considerato oggigiorno che si tratta di un investimento che in fin dei conti va a favore di tutta la collettività e il cui beneficio ambientale è innegabile, va incentivato con maggiore decisione e reso realmente attrattivo. 

Problemi riscontrati e da risolvere 

Un primo problema risulta dall’eccessiva differenza di prezzo dell’energia acquistata e venduta dal privato. La differenza tra il prezzo dell’energia acquistata (22 cts variabile) e quello dell’energia venduta (che può variare di anno in anno ma praticamente sempre sotto i 10 cts) è troppo ampia per invogliare il consumatore a installare un impianto fotovoltaico. Se il prezzo dell’energia prodotta dal privato e immessa in rete fosse superiore, la situazione sarebbe certamente più interessante. 

A Ginevra[2], ad esempio, la remunerazione si aggira attorno ai 13,9 centesimi che, rapportato all’esempio sopra esposto, porterebbe a un introito per l’energia venduta di 875 franchi annui, cioè 13’135 franchi in 15 anni. Se l’energia prodotta dal fotovoltaico in Ticino comportasse una tale remunerazione per kWh, la resa reale sarebbe di 22’000 franchi in 15 anni e non più di 13’725, permettendo così un adeguato ammortamento, sempre che non ci siano spese di manutenzioni eccezionali oltre al costo dell’inverter (2’000 franchi), da sottrarre ai 22’000. 

Con una remunerazione anche solo di 10 centesimi (oggi attorno ai 5 cts), si arriverebbe a un totale di circa 18’450 franchi che sarebbe comunque più accettabile. 

Proposte della mozione 

Con la presente mozione si chiede prioritariamente di vagliare la possibilità di passare a una remunerazione adeguata dell’energia immessa in rete, per un valore possibilmente non inferiore ai 15 centesimi per kWh. Per stabilire tale remunerazione sarà necessario conoscere il prezzo reale di commercializzazione dell’energia fotovoltaica, che oggi verosimilmente è superiore ai 20 centesimi al kWh. La nuova remunerazione dovrà essere flessibile e tenere in considerazione l’oscillazione del mercato, inoltre dovrà considerare sia i nuovi impianti che quelli già installati. 

In alternativa a quanto proposto, si potrebbe eventualmente adottare una remunerazione dell’energia immessa in rete personalizzata, partendo dalla mappatura dei tetti di Oasi.

Un algoritmo adeguato potrebbe calcolare facilmente tutti i parametri e stabilire automaticamente la remunerazione affinché l’impianto sia ammortizzato in 15 anni. Invece di versare dei sussidi una tantum, l’Ente pubblico potrebbe intervenire versando unicamente le differenze per garantire l’ammortamento nel caso di forti variazioni di produzione o dei prezzi dell’energia verde. 

A questo punto, potrebbe addirittura rendersi necessario rivalutare i sussidi cantonali, che generano costi amministrativi elevati e che, con questo aggiustamento, potrebbero risultare ridondanti. 

Considerata anche la situazione in cui versano le casse pubbliche, gli importi oggi destinati alla posa di impianti ma insufficienti, potrebbero eventualmente essere utilizzati per studi e ricerche finalizzate allo sviluppo di nuove tecnologie nel settore delle energie pulite e rinnovabili, oggi più che mai necessarie, per i quali in tutti casi occorrerebbe investire maggiormente. Un approccio di questo tipo, se ben pianificato e coinvolgendo anche l’imprenditoria privata, potrebbe portare a ricadute positive anche per l’economia cantonale. Non da ultimo, si potrebbe eventualmente valutare un accordo con BancaStato, che potrebbe concedere dei prestiti a tasso agevolato da rimborsare in 15 anni a beneficio di coloro che si rendono virtuosi con progetti innovativi di produzione di energia rinnovabile. 

Tabella con le ipotesi confronto

La tabella qui sopra riporta i valori esatti secondo le ipotesi elencate nel testo. Chiaramente i risultati finali possono variare a dipendenza del soleggiamento annuale, del grado di autoconsumo (che difficilmente supera il 30%) e naturalmente dal prezzo pagato da AET (che però non ha mai superato i 10 centesimo e mediamente è tra 5 e 8 centesimi). I valori di Ginevra differiscono perché il contributo per il fotovoltaico è sempre del 30% rispetto al costo dell’impianto. 

Mozione presentata il 22.11.2021 da Fiorenzo Dadò e Marco Passalia (per il Gruppo PPD+GG), Sabrina Aldi e Bruno Buzzini (per il Gruppo della Lega dei Ticinesi) Alessandro Speziali e Alessandra Gianella (per il Gruppo PLR) 


[1] Il fotovoltaico: una risorsa a portata di tutti! Linda Soma, Nerio Cereghetti, Alessandro Gianinazzi, Claudio Caccia, Dati – Statistiche e società, A. XX, n. 2, novembre 2020.

[2] https://ww2.sig-ge.ch/particuliers/offres/solaire/offres-solaires/producteur-solaire

Marco Passalia – Imprenditore e deputato in Gran Consiglio

Qual è la sua radiografia del momento attuale nel nostro Cantone?

Ci troviamo in un periodo storico sui generis. Abbiamo tutti vissuto la pandemia e le sue conseguenze, ma siamo anche tutti testimoni di una guerra a due passi da casa nostra. Grande incertezza, difficoltà nei trasporti e nella logistica, ritardi nell’approvvigionamento di materiali, incrementi sproporzionati dei prezzi dell’energia e di tutte le materie prime nonché difficoltà a reperire manodopera qualificata. Ciononostante, in questo contesto ad alta spinta inflazionistica, per motivi che tutti conosciamo, il nostro Cantone ha vissuto un boom economico importante nel settore del turismo, della ristorazione e dell’alberghiero ma anche nel settore immobiliare, nelle costruzioni e nell’artigianato. A soffrire di più sono in generale quelle industrie attive a livello internazionale e fortemente influenzate dalle dinamiche economiche globali.

Per chi fa impresa è importante poter pianificare con certezza su tempistiche, forniture e finanziamenti. Direi che non bisogna essere veggenti per capire che ci vorrà qualche anno per ritrovare equilibrio e stabilità nel nostro sistema economico.

Lei conosce esigenze e bisogni di un imprenditore. Ritiene che il Cantone faccia il necessario a supporto degli imprenditori?

Occorre sottolineare che durante il periodo pandemico, in generale, l’autorità federale e quella cantonale – in alcuni casi anche quella comunale – hanno fatto parecchio per sostenere le varie attività imprenditoriali direttamente influenzate dagli obblighi di chiusura imposti dal covid. Mi riferisco ad esempio alle indennità per il lavoro ridotto, al programma dei casi di rigore, ecc.

Al di là del momento particolare, ritengo realisticamente che il Cantone possa fare molto senza grandi sforzi né investimenti per semplificare il lavoro agli imprenditori. Mi riferisco in particolare alla necessità di ridurre la burocrazia, aumentare la digitalizzazione ed incrementare il coordinamento tra enti pubblici. Sembra una frase fatta, ma quando ci si scontra con certe richieste si ha veramente l’impressione di lottare contro mulini a vento facendo passare la voglia di investire nel nostro Cantone.

Ci vorrebbero degli strumenti mirati? Se sì quali?

Riprendendo la risposta precedente, ritengo che l’autorità cantonale debba creare una commissione mista atta a semplificare la burocrazia andando a revisionare, senza tabù e pregiudizi, tutte le leggi che regolano i diversi settori economici.

Siamo e saremo confrontati con il rincaro dei prezzi dell’elettricità. Quali i “pericoli” principali per i ticinesi?

Quale imprenditore prestato alla politica, sono molto attento a questo tema. Infatti, in una mia recente interrogazione dal titolo “Cara Energia, quanto ci costi?” illustravo come già a fine marzo 2022 il costo dell’elettricità fosse in rapido aumento. Per rispondere concretamente alla domanda è chiaro che per numerosi motivi ci ritroveremo a pagare gli effetti negativi della pandemia e del conflitto in Ucraina. Ciò significa fatture dell’elettricità e del gas più elevate, aumento del prezzo di beni di prima necessità e in generale tendenza inflazionistica dell’intera economia ticinese, svizzera ed europea.

Ritengo però che tutte queste difficoltà possano fungere da stimolo per favorire la transizione energetica creando numerose opportunità d’affari, posti di lavoro, nuove competenze ed indotto per il Cantone.

Intervista apparsa su INFOpmi, luglio 2022

Interrogazione: Cara energia, quanto ci costi? 

Introduzione

La recente recrudescenza dei rapporti politici internazionali, che ha portato agli attacchi militari in territorio ucraino, non fa che rendere ancor più critica la situazione relativa al mercato dell’energia in Europa e non solo. Nei prossimi anni sono da prevedere tensioni, volatilità dei prezzi e difficoltà d’approvvigionamento, come già è stato possibile osservare con la recente impennata dei prezzi del petrolio, del gas e dell’elettricità. Aumenti attribuibili a diversi fattori: l’aumento repentino della domanda nella fase post-pandemia, le difficoltà nelle catene d’approvvigionamento, i ritardi logistici, la corsa alla decarbonizzazione e le citate dinamiche geopolitiche.

Nel grafico sottostante (fonte: www.swissinfo.ch – Grafico: ptur Fonte: Indice svizzero dei prezzi al consumo, Ufficio federale di statistica) si può osservare la tendenza dei prezzi dell’elettricità in Europa e in Svizzera.

Per far fronte a questo nuovo contesto energetico e alle relative conseguenze sui consumatori finali (privati e aziende), numerosi Paesi europei sono intervenuti a sostegno dei consumatori. Si pensi al decreto bollette italiano che prevede misure d’intervento per attenuare l’aumento del costi di energia e gas nel secondo trimestre del 2022.

In Svizzera le principali modalità per produrre energia sono il nucleare e l’idroelettrico accompagnati da una produzione rinnovabile crescente, ma abbiamo comunque necessità di importare prodotti petroliferi, gas e anche elettricità (soprattutto in inverno).

“I prezzi di ottobre del gasolio da riscaldamento in Svizzera sono aumentati dell’11,2%, arrivando a costare il 50% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.” (…) “Il costo del gas è aumentato del 6,7% tra settembre e ottobre di quest’anno, secondo le statistiche ufficiali.”1

Sul sito della confederazione troviamo un dato oggettivo sull’aumento dei costi dell’elettricità in Svizzera: “un nucleo familiare tipo pagherà il prossimo anno 21,2 centesimi per chilowattora (ct./kWh), ovvero 0,7 ct./kWh in più (+ 3%) rispetto al 2021.”2

Sappiamo inoltre che la Svizzera nell’ambito degli accordi bilaterali con l’Unione Europea ha abbandonato i colloqui finalizzati a stabilire regole chiare per quanto concerne l’integrazione con il mercato elettrico dell’UE.

Come riportato da Swissgrid “con la fine dei negoziati sull’accordo quadro nel maggio 2021, un accordo sul transito di energia elettrica è diventato una prospettiva lontana. Questo ridurrà potenzialmente in modo massiccio le capacità di importazione ed esportazione della Svizzera senza che noi possiamo farci nulla.”3

I passi della Svizzera

Dando seguito a due rapporti sul tema della sicurezza dell’approvvigionamento nel settore elettrico (elaborati da Elcom, Swissgrid e dalla società di consulenza Frontier Economics), il Consiglio Federale (CF) in data 18.06.2021 ha presentato un messaggio con diverse misure per preservarla: fondi aggiuntivi per l’ampliamento delle centrali idroelettriche, creazione di una riserva energetica, potenziamento delle energie rinnovabili.4

Contemporaneamente sono state analizzate le ripercussioni del mancato accordo con l’UE 5, che potrebbero accentuarsi a partire dal 2025 quando “tutti i gestori delle reti di trasporto europei dovranno mantenere almeno il 70% delle capacità di rete transfrontaliere libere per il commercio di elettricità all’interno dell’UE.”6

Più recentemente, il 16.2.2022, il CF ha concordato una serie di misure in questo ambito. “In caso di situazioni di carenza energetica, il CF ha deciso di creare una riserva di energia idroelettrica già per l’inverno 2022/2023. Questo prevede che i gestori delle centrali di accumulazione trattengano, dietro pagamento di un’indennità, una certa quantità di energia che può essere richiamata quando necessario.”7 In parallelo il Consiglio federale sta pensando alla costruzione di centrali a gas di riserva per fronteggiare i picchi di carico.

Entrambe le riserve, coordinate dal DATEC e i cui costi saranno a carico dei consumatori finali, “potranno essere utilizzate solo in situazioni eccezionali e solo se il mercato dell’energia elettrica non sarà in grado di soddisfare temporaneamente la domanda, e non dovranno provocare distorsioni di mercato“.

Un altro intento del CF consiste nello sfruttare il potenziale di incremento dell’efficienza elettrica esistente attraverso “l’aumento degli incentivi per la sostituzione dei riscaldamenti elettrici o vincoli per l’illuminazione degli edifici ad uso commerciale e industriale”. Oltre a ciò, anche “i requisiti minimi per vari apparecchi elettrici dovranno essere resi più severi”.

Tutti questi elementi fanno pensare a un imminente periodo critico per quanto concerne l’approvigionamento energetico che condurrà, come sta già accadendo, ad un aumento marcato del costo dell’energia elettrica che si ripercuoterà sia sulle aziende che sulle economie domestiche.

Sulla base di questi elementi, facendo uso delle facoltà di cui all’art. 98 LGC/Consiglio di Stato, a nome del Gruppo PPD+GG formulo al Consiglio di Stato le seguenti domande:

1.) Il Consiglio di Stato è al corrente dell’andamento e dell’evoluzione del prezzo dell’energia?

2.) Il Consiglio di Stato è in grado di valutare l’impatto dell’aumento del prezzo dell’elettricità per le

economie domestiche e per le aziende?

3.) Il Consiglio di Stato in che modo monitora l’evoluzione del prezzo dell’energia elettrica?

4.) Il Consiglio di Stato quali misure intende intraprendere a sostegno delle categorie più toccate?

Marco Passalia
a nome del gruppo PPD+GG

Presentata il 25 febbraio 2022

Fonti

  1. Fonte https://www.swissinfo.ch/ita/energia-_energia-in-svizzera–le-bollette-saranno-contenute–ma-la-crisi-futura- incombe/47095760
  2. Fonte: https://www.admin.ch/gov/it/pagina-iniziale/documentazione/comunicati-stampa.msg-id-85013.html
  3. https://www.swissgrid.ch/it/home/newsroom/blog/2022/regola-settanta-percento.html
  4. Fonte : https://www.admin.ch/gov/it/pagina-iniziale/documentazione/comunicati-stampa.msg-id-85447.html
  5. Fonte : https://www.admin.ch/gov/it/pagina-iniziale/documentazione/comunicati-stampa.msg-id-85447.html
  6. Fonte: https://www.admin.ch/gov/it/pagina-iniziale/documentazione/comunicati-stampa.msg-id-85447.html
  7. Fonte: https://www.uvek.admin.ch/uvek/it/home/datec/media/comunicati-stampa.msg-id-87202.html
  8. https://www.uvek.admin.ch/uvek/it/home/datec/media/comunicati-stampa.msg-id-87202.html
  9. https://www.uvek.admin.ch/uvek/it/home/datec/media/comunicati-stampa.msg-id-87202.html

Mozione: Definiamo le ubicazioni per la posa di campi fotovoltaici verticali e bifacciali

Nella quotidianità le nostre attività ci spingono a un consumo energetico che ci permette di avere praticamente sempre a disposizione tutto ciò di cui necessitiamo: il telefono, il tablet, la televisione, la radio, i mezzi di trasporto, gli edifici riscaldati, l’acqua calda, e poi ancora le scuole, i negozi, i centri commerciali, i bar e i ristoranti, e così via senza dimenticare gli uffici e le attività industriali. Questa necessità, tocca i singoli cittadini, ma anche tutte le attività economiche presenti sul territorio cantonale.

In Ticino l’approvvigionamento energetico è assicurato dalle fonti rinnovabili indigene, ossia l’energia idroelettrica, l’energia fotovoltaica, il calore ambientale, il solare termico e la legna. Per il resto facciamo capo a importazioni di gas naturale via tubo e di carburanti e combustibili fossili, trasportati via strada o ferrovia.

Se ci concentriamo sull’energia elettrica, la disponibilità non deve essere data per scontata in quanto, soprattutto d’inverno, quando le temperature si abbassano, nevica e ghiaccia, la domanda aumenta e la generazione di energia elettrica nel nostro Paese non è in grado di coprire questo maggior fabbisogno. Di conseguenza, durante l’inverno la Svizzera dipende dalle importazioni dall’estero.

A partire dal 2025, “tutti i gestori delle reti di trasporto europei dovranno mantenere almeno il 70% delle capacità di rete transfrontaliere libere per il commercio di elettricità all’interno dell’UE1, di conseguenza alla Svizzera non sarà garantito l’accesso automatico all’elettricità prodotta nel resto dell’Europa.

La mozione in questione vuole porre l’accento sulla possibilità di produrre elettricità in Ticino anche in inverno, rifacendosi alle tecnologie consistenti in moduli fotovoltaici bifacciali e sfruttando le zone molto soleggiate del nostro territorio. Le campanelle d’allarme suonate da più enti e in particolar modo dal Consiglio federale, dimostrano chiaramente che non si può più aspettare e che la politica deve spingere per creare le condizioni quadro affinché si possa investire maggiormente e celermente nella produzione di energia elettrica rinnovabile.

L’esempio di Gondo

È notizia di questi giorni che nel villaggio vallesano di Gondo è stato progettato dal gruppo energetico Alpiq il più grande impianto fotovoltaico della Svizzera, per un investimento previsto di circa 42 milioni di franchi. “Grazie alla posizione ottimale a più di 2000 metri sul livello del mare e alla radiazione solare particolarmente favorevole, Gondosolar produrrà circa 23,3 milioni di chilowattora all’anno – più della metà nel semestre invernale (…). Gondosolar sostiene gli obiettivi energetici e climatici a lungo termine della Svizzera e del Canton Vallese – e, con la sua alta percentuale di elettricità invernale, rafforza la sicurezza dell’approvvigionamento interno con elettricità da energie rinnovabili.”2

Il progetto, denominato Gondosolar, soddisfa i requisiti legati alle condizioni favorevoli e all’impatto minimo sull’ambiente, la natura ed il paesaggio.
“Nel progetto Gondosolar, 4500 elementi solari sono installati sul pendio, distribuiti in modo ottimale su 200 file. Sono montati verticalmente e ciascuno consiste di otto moduli FV bifacciali, cioè moduli FV montati su due lati. La distanza dal suolo è di almeno 1,5 metri, quella tra due file di almeno 3,5 metri. Questo assicura che la fauna e la flora trovino condizioni favorevoli in termini di biodiversità, che l’uso agricolo sia possibile in futuro (pecore, capre) e che i moduli fotovoltaici non siano danneggiati da uno spessore di neve molto alto.
La produttività degli impianti fotovoltaici d’alta montagna è fino a
due volte superiore a quella degli impianti in pianura. Ci sono diverse
ragioni per questo: la radiazione solare è significativamente più forte ad altitudini più elevate che nelle zone centrali, la copertura nuvolosa
è relativamente bassa, la riflessione della luce solare da parte della neve aumenta la produzione, e anche le condizioni operative dovute
alle basse temperature sono vantaggiose. Questi fattori significano anche che la quota invernale degli impianti fotovoltaici d’alta
montagna nella produzione annuale totale è significativamente più alta: invece di circa il 25 per cento, è in media intorno al 50 per cento e nel caso di Gondosolar addirittura intorno al 55 per cento. In vista dei mesi invernali sempre più critici per l’approvvigionamento, questo è di particolare importanza.”
3

Se il progetto verrà approvato e avrà seguito, l’energia prodotta potrà soddisfare il fabbisogno di ben 5200 famiglie.4

I pannelli bifacciali

È piuttosto recente e innovativo il concetto di pannelli bifacciali, ovvero moduli solari speciali che possono utilizzare la radiazioni solare da entrambi i lati in quanto sono rivolti sia ad est che ad ovest, generando elettricità sia al mattino che alla sera.

Questi sistemi, se posati in luoghi idonei, non deturpano eccessivamente il paesaggio e sono particolarmente rispettosi della natura e dell’agricoltura, visto che le aree tra le file di moduli possono essere utilizzate per scopi agricoli come in precedenza (pascoli, strisce fiorite per gli insetti, ecc.).

Si vedano le foto tratte dal sito www.next2sun.de con esempi di pannelli bifacciali in Francia e in Germania.

Fatti e cifre su Gondosolar4

  • 100.000 metri quadrati di superficie totale
  • 4500 elementi solari
  • 42 milioni di costi delprogetto
  • 23,3 milioni di kWh diproduzione annuale
  • Messa in servizio: 2030
  • Durata: 60 anni

Richiesta

Tenendo presente l’attuale periodo storico che ci vede confrontati con una verosimile crisi energetica nei prossimi anni, sulla base delle tecnologie attualmente a disposizione legate ai pannelli fotovoltaici verticali bifacciali e seguendo l’esempio di Gondosolar, facendo uso delle facoltà previste dall’art. 105 della Legge sul Gran Consiglio e sui rapporti con il Consiglio di Stato, il Gruppo PPD+GG chiede quindi di:Identificare delle possibili ubicazioni in Ticino (caratterizzate da forte soleggiamento) dove poter installare questi pannelli verticali in modo da non deturpante il paesaggio, l’agricoltura e la natura.

Una volta individuate le possibili ubicazioni, analizzare e approfondire la possibilità di installare moduli fotovoltaici solari verticali e bifacciali nel territorio ticinese idoneo facendo capo alle competenze offerte dai nostri istituti universitari.

Definire le procedure per prevedere un investimento da parte di enti parapubblici (AET, BancaStato, ecc.), da parte di investitori privati o da parte di una collaborazione pubblico-privato.

Presentata da Marco Passalia e Fiorenzo Dadò il 4 marzo 2022

Per le immagini si rimanda alla mozione originale presentata

1 Fonte: https://www.admin.ch/gov/it/pagina-iniziale/documentazione/comunicati-stampa.msg-id-85447.html 

2 Tradotto da https://www.gondosolar.ch/

3 Tradotto da: https://www.gondosolar.ch/das-projekt
4 Tradotto da: https://www.srf.ch/news/schweiz/sonnenstrom-aus-den-bergen-ob-gondo-soll-das-groesste- solarkraftwerk-der-schweiz-entstehen