La situazione a livello internazionale sui mercati valutari sta favorendo una parte dell’economia elvetica e, quindi, anche ticinese a causa di un continuo apprezzamento del franco svizzero.
Il problema si è acuito proprio in queste ultime settimane in seguito a un apprezzamento repentino del franco svizzero soprattutto rispetto all’euro e al dollaro americano al punto da superare le aspettative più pessimistiche di tutti, comprese quelle delle aziende attualmente colpite dalla situazione valutaria sfavorevole. Inutile dire che un’evidente perdita di competitività di queste aziende potrebbe velocemente tramutarsi in un taglio non auspicato di varie voci di costo tra cui quella relativa ai salari e quindi ai posti di lavoro.
Considerando in primo luogo che è fuori discussione la possibilità di influenzare direttamente l’andamento dei tassi di cambio sui mercati monetari internazionali. Infatti, da una parte risulta essere ridottissimo il margine di manovra della Banca nazionale svizzera che deve perseguire in piena autonomia i suoi obbiettivi di garante della stabilità del livello dei prezzi. D’altra parte, invece, c’è lo Stato che alla stessa stregua della propria banca centrale può fare poco o nulla per influenzare a livello internazionale un auspicato deprezzamento del franco svizzero o addirittura per sollecitare i Paesi a rischio di insolvenza ad attuare delle politiche economiche di riduzione del debito pubblico e di taglio delle spese. Considerando in secondo luogo che recentemente il Consiglio federale ha deciso di stanziare 2 miliardi di franchi a favore di misure a livello nazionale che dovranno essere definite più precisamente ma che riprendono per sommi capi la volontà di favorire la concorrenza interna, l’aumento della produttività e l’internazionalizzazione.
Considerando, inoltre, le recenti prese di posizione del mondo economico e le simili preoccupazioni sugli impieghi manifestate dai sindacati, si ritiene che nell’opinione pubblica non vi sia una vera presa di coscienza della gravità della situazione nonché delle reali conseguenze sull’occupazione e sulla possibile dislocazione di aziende al di fuori del Ticino.
Considerando, infine, che nella passata legislatura in seguito alla crisi finanziaria dell’autunno 2008, il Consiglio di Stato ha proposto una sessantina di misure specifiche di sostegno all’economia e all’occupazione, per un impegno finanziario – non definitivo e condizionato dall’andamento della congiuntura – di circa 158 milioni di franchi sulla legislatura. Sulla base di questi elementi, il Gruppo popolare democratico in Gran Consiglio + Generazione Giovani ritiene utile e opportuno intervenire a sostegno di quel tessuto economico colpito dalla crisi valutaria che nei prossimi mesi potrebbe mostrare effetti seri e negativi in termini di licenziamenti, di minori assunzioni e possibilità di lavoro, di riduzione degli investimenti nella formazione, nella ricerca e nell’innovazione e, conseguentemente, di diminuzione delle entrate fiscali per lo Stato.
La proposta del Partito popolare democratico è quella di stanziare dei fondi per mettere in atto delle misure attive e mirate finalizzate a dinamizzare il settore economico. Per chiarezza, l’obbiettivo di questa mozione non è quello di proporre una politica di sussidi a tappeto e di interventi diretti per salvare chi è in grave difficoltà. In termini molto pragmatici, innanzitutto occorre definire al meglio i settori che stanno soffrendo maggiormente della crisi del “franco forte” in collaborazione con le associazioni economiche di riferimento; in secondo luogo, le misure da adottare devono essere complementari e non ridondanti rispetto alle proposte della Confederazione e inoltre devono basarsi sui principi della semplicità d’applicazione, dell’efficacia a brevissimo termine; in terzo luogo, occorre considerare la messa in atto di strumenti legislativi già esistenti o funzionanti e la possibile estensione o riattivazione delle misure di sostegno all’economia e all’occupazione intraprese nella scorsa legislatura.
In generale, è ben noto che ad essere colpiti sono soprattutto l’industria dell’export, il turismo e il commercio. Perciò, le misure attive ipotizzabili dovrebbero comprendere la promozione della
“location Ticino” e del marchio “Switzerland”, il sostegno della ricerca di nuovi mercati e di nuovi partner (la cui valuta non si è deprezzata rispetto al franco svizzero), il supporto alla
formazione, alla ricerca e allo sviluppo con applicazioni concrete e una maggiore sensibilità e flessibilità nell’ambito della legge sul lavoro a fronte di soluzioni concertate tra le parti sociali
(sindacati e associazioni di categoria).
Facendo uso delle facoltà previste dall’art. 101 della Legge sul Gran Consiglio e sui rapporti con il Consiglio di Stato il Gruppo popolare democratico chiede – nella forma della mozione – al
Consiglio di Stato di:
‐ verificare innanzitutto quali misure del pacchetto anticrisi della scorsa legislatura possono essere estese, o riprese, tenendo presente che questa crisi valutaria è diversa rispetto alla crisi finanziaria del 2008 e che colpisce solo determinati settori. Inoltre, si chiede di considerare i tempi d’applicazione e di efficacia nonché i costi della messa in atto di quelle misure che verranno considerate utili anche per fronteggiare questa situazione economica delicata e difficile.
In seguito a questa verifica fondamentale, il Gruppo popolare democratico chiede di mettere l’accento su alcune misure ritenute concrete ed efficaci nel breve termine e quindi di considerare di:
1. estendere i contributi alla partecipazione a fiere specialistiche nell’ottica del sostegno alle imprese esportatrici. Come già rilevato nel rapporto del messaggio del Consiglio di Stato della scorsa legislatura, “la partecipazione a fiere specializzate nazionali e internazionali è uno strumento di comunicazione fondamentale e offre un contributo importante al raggiungimento dei traguardi aziendali”. Lo scopo di questa misura concreta e di successo è quello di sostenere le aziende che tramite il contatto diretto in fiera vogliono cercare nuovi partner esteri meno soggetti all’attuale situazione sui mercati valutari. L’importo proposto per i prossimi due anni ammonterebbe a 500 mila franchi all’anno (complessivamente 1 milione di franchi) in linea con il precedente contributo.
2. Organizzare la partecipazione a fiere, eventi o altre manifestazioni internazionali in Paesi non toccati dal problema valutario con il marchio “location Ticino” in collaborazione con Osec (l’ente parastatale voluto dalla Confederazione che si occupa di promuovere la piazza economica svizzera all’estero), Ticino Turismo e le associazioni economiche di riferimento. Lo scopo è quello di cercare di attrarre con maggiore forza, convinzione e mezzi finanziari quella fetta di clientela e di potenziali turisti che potrebbero recarsi nel nostro Cantone. In questo modo si cerca di sostenere le strutture alberghiere, le infrastrutture turistiche e il settore della vendita (commercio al dettaglio e all’ingrosso) affinché giungano nel nostro Cantone nuovi turisti (per esempio da Paesi quali Cina, India, Russia, Brasile, ecc.). L’importo da dedicare a questa misura potrebbe ammontare a 500 mila franchi considerando la partecipazione ad almeno 6 manifestazioni di rilievo nell’arco di due anni.
3. Sostenere l’internazionalizzazione delle aziende esportatrici e delle strutture alberghiere coprendo una parte delle spese di ricerca di nuovi partner in Paesi emergenti in collaborazione con l’Osec. A questo proposito possono essere utilizzate le basi legali esistenti (si pensi alla Legge per l’innovazione economica). In pratica, si tratta di un lavoro di consulenza finalizzata alla ricerca di mercato all’estero (potenziali clienti, fornitori interessanti, canali di distribuzione dei prodotti, ecc.) che attualmente prevede dei costi variabili in base al servizio. In uest’ottica, per stimolare le aziende a cercare nuovi mercati, si propone una partecipazione cantonale ai costi di consulenza dell’Osec in favore delle aziende che lo richiedono con un contributo del 25% dei costi per un ammontare complessivo di 300 mila franchi per due anni.
4. Invitare le parti sociali a un atteggiamento flessibile nell’ambito del diritto del lavoro e delle soluzioni legali concertate nell’ottica della salvaguardia dei posti di lavoro. Infatti, a breve termine parecchie aziende si troveranno a riflettere sul contenimento dei costi aziendali e sull’aumento dell’orario di lavoro. Si chiede al Consiglio di Stato di considerare con buon senso e flessibilità la fissazione dei livelli salariali degli impiegati nel rispetto del diritto federale sull’impiego e di quello cantonale sul lavoro ridotto.
5. Monitorare con maggior accuratezza tutti i vari oneri a carico delle aziende che potrebbero ulteriormente appesantire i costi in termini d’imposizione fiscale, tasse, prezzi dell’energia e
così via.
Per il Gruppo PPD:
Marco Passalia