Decisioni del G20: un’opportunità per il Ticino

Durante l’incontro di luglio del G20 è stato trovato un accordo sulla tassazione minima delle imprese multinazionali, giungendo alla definizione di un’aliquota fiscale mondiale di almeno il 15%. Una decisione importante, che presto verrà ulteriormente sviluppata e discussa in seno all’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico (Ocse). Un provvedimento che toccherà i paradisi fiscali e tutti quei Paesi – come la Svizzera – a fiscalità leggera. Naturalmente i dettagli dovranno ancora essere fissati: qual è la definizione di società multinazionale? Saranno toccate tutte le società con attività estera? Quali forme alternative di ruling e di beneficio fiscale saranno permesse? Domande che ad oggi non hanno ancora una risposta. Alle nostre latitudini, però, la vera domanda è un’altra: per il Ticino questa nuova impostazione fiscale sarà un’opportunità o un problema?

Con l’ultima riforma fiscale elvetica, attuata anche a livello cantonale, il Ticino dal 1° gennaio 2025 avrà un’aliquota fiscale attorno al 15% – a dipendenza dal moltiplicatore comunale – poco al di sopra dell’onere fiscale medio intercantonale del 14%. Ciò significa che ci si troverà con un’aliquota in linea con il valore minimo proposto dal G20. Detto in altre parole, il Ticino non si troverebbe più ad essere il fanalino di coda tra i Cantoni fiscalmente più attrattivi.

A differenza dell’opinione di alcuni noti economisti, ritengo che con questo nuovo orientamento fiscale mondiale, il Canton Ticino – a parità di competitività fiscale – avrà la grande opportunità di poter competere con numerose altre piazze economiche nazionali e internazionali. Il nostro Cantone dovrà però adoperarsi per evidenziare con maggior enfasi e convinzione gli elementi d’attrattività della nostra business location: la stabilità economica e politica, i benefici della vicinanza con l’Italia, un sistema legale basato sul principio della certezza del diritto, il sistema bancario performante e specializzato e molto altro ancora.

Concludo nella convinzione che le premesse per far crescere la nostra piazza economica ci sono già oggi, ma talvolta sono offuscate dallo spauracchio della fiscalità. La nuova impostazione del G20 apre nuove prospettive. Sia chiaro però che le cose non succedono da sole o per caso. Anche l’autorità cantonale dovrà giocare un ruolo più attivo, più incisivo e più carismatico per trarre opportunità da un nuovo ordine fiscale mondiale che avrà effetti anche sul nostro territorio.

Articolo apparso su www.cdt.ch, l’11.10.2021

Sostegno all’aeroporto di Lugano

Sull’aeroporto di Lugano molti cittadini hanno le idee chiare. Da una parte, c’è chi ritiene che
debba essere chiuso (per lo meno parzialmente) e che lo Stato non debba più finanziare neanche
un franco; dall’altra parte, c’è chi invece ritiene che l’aeroporto vada sostenuto a patto che ci sia
un progetto chiaro e concreto. Appartengo a quest’ultima categoria per tre motivi essenziali.
Coesione nazionale: se il collegamento del Ticino con il Nord delle Alpi è garantito su strada e su
rotaie in maniera efficiente e veloce, lo stesso discorso non vale per la Romandia; solo l’aereo è in

grado di offrire una valida alternativa. In secondo luogo, è importante difendere i 200 posti di
lavoro direttamente impiegati. In terzo luogo, le aziende attive nell’aeroporto creano indotto in
termini di posti di lavoro indiretti, di competenze tecniche e di introiti per lo Stato.

Pubblicato da Popolo e Libertà, ottobre 2019