Telelavorare da Maggia? Che sogno!
La pandemia iniziata nel marzo 2020 ha obbligato una buona parte di noi a lavorare da casa: sto parlando soprattutto delle professioni del settore terziario che si sono ritrovate forzatamente a svolgere le proprie attività lavorative dal proprio domicilio.
Durante l’isolamento pandemico, termini quali Zoom, Teams, Skype, videocall, ecc. sono stati sdoganati nel linguaggio di tutti i giorni e, oggi, molti continuano ad usare regolarmente questi strumenti informatici di comunicazione.
Chi pensava che non fosse possibile lavorare da casa, è stato smentito. Ma oggi cosa è rimasto del cosiddetto telelavoro?
In realtà già da qualche anno questa modalità di lavoro era in forte crescita. Secondo l’ufficio cantonale di statistica dal 2004 al 2015 il numero di telelavoratori era più che raddoppiato in Ticino raggiungendo le 24’000 unità. Nel 2015 il numero di telelavoratori rappresentava il 61% dei professionisti che operava dal proprio domicilio, ovvero 15% di tutti i residenti occupati in Ticino. Non abbiamo a disposizione cifre statistiche più aggiornate, ma è facilmente intuibile che dopo la pandemia questa tendenza a lavorare da casa è ulteriormente cresciuta portando con sé delle conseguenze sul mondo del lavoro, sull’organizzazione della nostra società e sulla pianificazione urbanistica, infrastrutturale e dei servizi dei nostri Comuni.
Il lavoro da casa per determinate professioni è un modello di lavoro che già da tempo è stato implementato da alcune grandi aziende e dall’amministrazione federale. Regole chiare, responsabilità e flessibilità sono alla base di questa modalità, che forzatamente non possono essere applicate allo stesso modo per tutte le professioni. Occorre naturalmente ragionare in maniera più ampia includendo la necessità di ripensare gli spazi negli uffici delle aziende, la politica dei parcheggi aziendali, le modalità di trasporto dei propri dipendenti, la sicurezza delle comunicazione digitale, la verifica dello svolgimento del lavoro e la formazione continua dei collaboratori.
Grazie al telelavoro è stata riscoperta l’importanza di spazi abitativi ampi, del giardino privato, degli spazi pubblici e soprattutto del nostro stupendo paesaggio. Si tratta quindi di una grande opportunità per le zone periferiche che, da una parte garantiscono una grande qualità di vita, mentre dall’altra devono investire in nuovi servizi e nel rafforzamento di quanto già è offerto sul territorio. Per esempio, per garantirsi un maggior numero di nuove famiglie che decidono di stabilirsi nel Comune di Maggia è fondamentale garantire delle condizioni quadro per il telelavoro da casa. Quindi, è importante garantire la connessione a banda larga, offrire uno standard abitativo migliore rispetto agli spazi urbani (più spazio, più verde, ecc.), offrire tutti i servizi di base necessari per un professionista (negozi, medici, ristorazione, ecc.) e pensare anche a spazi per il co-working (uffici condivisi) nonché a spazi per l’insediamento di nuove aziende digitali orientate sul telelavoro. Tutto ciò ha però un prezzo e significa attuare investimenti pubblici, ma anche attirare investitori privati. Un pizzico di marketing territoriale inoltre potrebbe sicuramente aiutare.
Prima di concludere è importante mostrare anche l’altro lato della medaglia del telelavoro: perdita di alcune relazioni professionali interpersonali, limitazione dello spirito di squadra all’interno di un’azienda, rischio di esternalizzazione di certe professionalità (anche verso l’estero) perdendo competenze all’interno dell’azienda, ecc.
Telelavorare dalla valle è un fatto per alcuni, un’opportunità per le zone periferiche e per molte persone è un sogno ad occhi aperti che potrebbe diventare realtà.
Articolo apparso su A tu per tu, rivista del Comune di Maggia, nell’aprile 2023